IV

GERMANIA

 

 

24. Le parti fondamentali della sentenza e l’obbligo di motivazione.

 

Rispetto al modello francese e a quello inglese, non vi è dubbio che la motivazione tedesca appaia la più vicina all’archetipo italiano. In comune con il tipo francese (e italiano) essa presenta infatti le già illustrate caratteristiche di  «burocraticità» e tecnicismo che la differenziano da quella di common law. D’altro canto, essa si distingue dallo schema francese a phrase unique, poiché (analogamente a quanto avviene da noi) l’argomentazione è più distesa e complessa, mentre lo spazio più ampio, oltre che l’impegno maggiore del giudice, sono dedicati alla dimostrazione logico-dogmatica della validità della decisione in diritto, laddove  scarne o nulle sono le motivazioni in fatto e sulle scelte lato sensu ideologiche del giudice.

 

Vasto spazio, come si vedrà, è concesso alle citazioni, sia di dottrina che di giurisprudenza, all’interno di un periodare complesso e assai simile a quello tipico della trattatistica giuridica: un modo di procedere che non ha mancato di sollevare critiche all’interno dello stesso ambiente dei processualisti d’oltre Reno, che sovente hanno mostrato sentimenti di vera e propria invidia per la concisione e la cartesiana chiarezza delle motivazioni francesi, invocando a gran voce shlanke Entscheidungen (decisioni snelle): «deutsche Juristen (...) werden kaum jemals das Vergnügen empfinden dürfen, das der französische Jurist der Lektüre von Urteilen der Cour de Cassation abgewinnen kann, Urteilen, die von Souveränität, Prägnanz und cartesianischer Klarheit geprägt sind» [1]

 

Il § 313 della ZPO Zivilprozeßordnung (ZPO) [2] prevede che, di regola, la sentenza tedesca si articoli in quattro parti fondamentali:

 

·         Rubrum (cioè, l’intestazione, contenente i nomi delle parti, degli eventuali legali rappresentanti e dei loro difensori, l’indicazione dell’organo giudiziario e la relativa composizione, nonché l’indicazione del giorno in cui si è svolta la trattazione orale della causa),

·         Urteilsformel (o Tenor, cioè il dispositivo),

·         Tatbestand (fatto),

·         Entscheidungsgründe (motivazione, letteralmente: motivi della decisione).

 

Il successivo § 313a specifica che il fatto e i motivi della decisione non sono richiesti nella sentenza allorquando quest’ultima non è suscettibile di gravame. I motivi della decisione non sono inoltre necessari allorquando le parti vi rinunziano, con dichiarazione da effettuarsi al più tardi entro il secondo giorno successivo a quello della discussione orale della causa. La regola non vale peraltro in una serie di ipotesi determinate (cause matrimoniali, ad eccezione di quelle di divorzio; controversie relative a rapporti di filiazione, sentenze da eseguirsi all’estero, ecc.).

 

Ai sensi, poi, del § 313b il fatto ed i motivi della decisione possono non essere inseriti nelle sentenze contumaciali [3], così come in quelle fondate sul riconoscimento, effettuato da una parte, della pretesa dell’altra (c.d. Anerkenntnisurteil: cfr. § 307 ZPO), ovvero sulla rinunzia dell’attore alla domanda (c.d. Verzichtsurteil: cfr. § 306 ZPO), a meno che non debbano essere eseguite all’estero.

 

 

25. La narrazione del fatto.

 

Il Tatbestand (fatto, situazione di fatto) consiste in una concisa esposizione del solo contenuto essenziale delle domande presentate e delle allegazioni difensive delle parti. Per ciò che attiene allo svolgimento del processo il giudice deve qui fare rinvio agli atti delle parti, ai verbali di causa, e agli altri documenti (cfr. § 313 cpv. ZPO).

 

La prassi, avallata dalla dottrina, ha introdotto il seguente ordine espositivo [4].

 

1) I fatti non controversi. Si fa rientrare in tale categoria non solo i fatti narrati da una parte ed espressamente riconosciuti dall’altra, ma anche quelli ammessi in maniera concludente. Sul punto andrà chiarito che, ai sensi del § 138, 3° co., ZPO, i fatti che non vengano contestati espressamente vanno considerati come ammessi, a meno che non appaia desumibile da altre dichiarazioni della parte l’intenzione di volerli contestare. D’altro canto, ai sensi del successivo § 139 ZPO, il giudice ha il dovere di fare in modo che le parti prendano espressa posizione su tutti i fatti rilevanti di causa.

2) I fatti allegati dall’attore e contestati dal convenuto.

3) Le rimanenti allegazioni dell’attore.

4) Le allegazioni difensive del convenuto, da esporsi in ordine logico (eccezioni processuali, seguite dalle eccezioni di merito, relative a fatti che abbiano impedito al diritto di sorgere, ovvero lo abbiano estinto, ovvero comunque impediscano alla fattispecie di produrre effetti).

5) Le eventuali replicationes dell’attore.

6) Lo svolgimento del processo.

 

 

26. I motivi della decisione: generalità.

 

Ai sensi del § 313, 3° co., ZPO la motivazione della decisione (Entscheidungsgründe: letteralmente motivi della decisione) deve contenere una «kurze Zusammenfassung der Erwägungen, auf denen die Entscheidung in tatsächlicher und rechtlicher Hinsicht beruht», cioè un breve riassunto delle argomentazioni su cui la decisione poggia, sia in fatto che in diritto.

 

Gli interpreti della disposizione pongono in evidenza la peculiarità della scelta legislativa di anteporre il dispositivo sia al fatto che, soprattutto, alla motivazione [5].

 

 

Ne deriva che la motivazione tedesca non assume la veste di un argomentare che, partendo dal fatto e dal diritto, «conduce per mano» il lettore verso la soluzione, magari dopo aver prospettato vie alternative. L’ottica appare qui esattamente rovesciata: si parte dalla decisione, espressa nel dispositivo, «plasticamente» collocato all’inizio della sentenza, in relazione al quale la motivazione assume la veste di una successiva «giustificazione» della soluzione adottata.

 

Dal tenore letterale del § 313, 3° co., cit. consegue poi che le questioni di fatto e di diritto che non possono dispiegare effetto sulla controversia vanno tralasciate, ancorchè trattate dalle parti. Vanno invece esposte (eventualmente anche in maniera dialettica) quelle questioni – e solo quelle – che siano rilevanti per la decisione.

 

 

27. L’articolazione della motivazione secondo la dottrina.

 

Per quanto attiene all’articolazione della motivazione la dottrina suggerisce il seguente schema [6].

 

·         questioni processuali;

·         citazione del principio di diritto di cui si fa applicazione (in altri termini: la premessa maggiore del sillogismo giudiziario);

·         sussunzione dei fatti sotto la norma individuata (in altri termini: la premessa minore del sillogismo giudiziario);

·         eventuali statuizioni accessorie (ad esempio: condanna al pagamento di interessi);

·         spese processuali e questioni legate alla provvisoria esecutorietà della sentenza.

 

D’altro canto si suole evidenziare che la motivazione, prima di procedere alla «sussunzione» (Subsumtion) del fatto (Sachverhalt) sotto una determinata fattispecie normativa (Tatbestand) deve procedere ad una valutazione del fatto medesimo: in questo quadro andrà accertato se, per esempio, esiste una confessione efficace, quali circostanze sono ammesse e quali contestate, quali allegazioni non vanno tenute in conto perché contraddittorie o presentate tardivamente. Occorre poi anche una valutazione delle prove che siano determinanti ai fini della decisione. Naturalmente la valutazione del giudice deve abbracciare anche le eccezioni sollevate dal convenuto: peraltro solo quelle che vengano contestate dall’attore [7].

 

Per quanto attiene alle domande accessorie si sottolinea la necessità di procedere ad una motivazione, anche in relazione a tali aspetti. Così, ad esempio, l’affermazione «der Zinsanspruch ist gemäß § 288 1 BGB gerechtfertigt» (vale a dire: la domanda relativa agli interessi è fondata ai sensi del § 288, 1° co., BGB, cioè della norma in tema di interessi moratori) viene ritenuta insufficiente, dovendosi invece brevemente specificare per quale motivo e da che momento il convenuto si sia venuto a trovare in mora [8].

 

Quali circostanze vadano specificate nei motivi della decisione dipende, fondamentalmente, dall’esito della causa. Così, in caso di accoglimento della domanda dell’attore, andrà illustrato solo il fondamento della pretesa che aveva dato luogo alla domanda stessa. Qualora siano state esposte più ragioni a sostegno della domanda, ne andrà scelta una sola, vale a dire quella che risulti più facile da motivare [9].

 

Nel caso di rigetto della domanda andranno invece trattate tutte le argomentazioni poste a sostegno della domanda respinta. Per ciascuna di esse sarà sufficiente esprimere solo la ragione più convincente (tra le più eventualmente possibili) che osta all’accoglimento. Nel caso di rigetto della domanda conseguente all’accoglimento di un’eccezione la motivazione non dovrà trattare delle eventuali ragioni che avrebbero reso accoglibile la domanda, ma soffermarsi solo su quelle che sorreggono l’eccezione. Naturalmente, in caso di replicatio dell’attore, la motivazione dovrà occuparsi anche di quest’ultima, peraltro limitatamente al profilo per cui tale replicatio viene respinta.

 

Tutte le questioni irrilevanti al fine del decidere debbono essere tralasciate. Ciò può anche valere per alcune domande logicamente pregiudiziali: così, nel caso di reiezione della domanda dell’attore per sopravvenuto adempimento della prestazione oggetto del giudizio, diviene irrilevante sapere se la prestazione era originariamente dovuta [10].

 

       «Soweit ein prozessualer Vorrang nicht besteht, können alle Fragen, die letztlich das Ergebnis nicht tragen, offengelassen werden. Dies gilt auch für Fragen, die an sich logisch vorrangig sind. Verliert der Kläger den Prozeß, interessiert ihn nämlich nicht, ob der von ihm geltend gemachte Anspruch gegen den Beklagten ursprünglich einmal bestand, wenn letztlich der evtl. entstandene Anspruch wieder untergegangen ist. In derartigen Fällen können die Entscheidungsgründe wie folgt formuliert werden: „Die Klage ist unbegründet. Dem Kläger steht kein Anspruch aus ... zu. Es kann dahinstehen, ob der Anspruch wirksam entstanden ist. jedenfalls ist der evtl. entstandene Anspruch gemäß § 362 BGB [estinzione dell’obbligazione per adempimento (n.d.a.)] erloschen ...“» [11].

 

       Da notare poi che viene assai sovente raccomandato l’uso della Bezifferung, cioè della numerazione dei vari paragrafi in cui la motivazione stessa si può scomporre, ciò che del resto rappresenta pratica costante presso le giurisdizioni superiori [12].

 

 

28. L’articolazione della motivazione nella prassi.

 

       Gli scritti rivolti alla preparazione delle Klausuren dei Rechtsreferendare [13] propongono uno schema leggermente più articolato rispetto a quello illustrato nel § precedente e più rispondente a ciò che avviene nella pratica delle decisioni giudiziali. In proposito si presentano anche svariate formule che, effettivamente, sono osservate dai giudici nella prassi e che vengono qui di seguito riportate. Di particolare interesse è quello che viene definito come Gesamtergebnis (letteralmente: risultato complessivo, o risultato finale, o conclusione riassuntiva), che, riprendendo quell’idea dell’«anticipazione» del dispositivo (collocato, lo ricordiamo, prima del fatto e dei motivi) rafforza proprio l’effetto di cui si discorreva in precedenza, secondo cui la motivazione si presenta come una sorta di «conseguenza» e di «giustificazione» del dispositivo e non già come un antecedente logico di esso.

 

«Die Entscheidungsgründe sind wie folgt aufzubauen:

1.) Gesamtergebnis

2.) Auslegung des Klageantrages

3.) Zulässigkeit der Klage

4.) Begründetheit der Klage

     a) Hauptanspruch

     b) Nebenanspruch

  oder bei mehreren Klageanträgen:

     a) Klageantrag zu 1)

aa) Hauptanspruch

bb) Nebenanspruch

      b) Klageantrag zu 2)

aa) Hauptanspruch

bb) Nebenanspruch

5.) Prozessuale Nebenentscheidungen


zu 1.) Gesamtergebnis

Am Anfang der Entscheidungsgründe ist immer das Gesamtergebnis darzustellen. Es kann wie folgt formuliert werden:

Die Klage ist unzulässig.

Die Klage ist zulässig und begründet.

Die Klage ist mit dem Klageantrag zu 1) unzulässig und im übrigen begründet.

Die Klage ist zulässig, aber nicht begründet.

Die Klage ist begründet/unbegründet.

Die Klage ist in Höhe von ... DM begründet, im übrigen unbegründet.

Die Klage ist mit dem Klageantrag zu 1) begründet, mit dem Klageantrag zu 2) unbegründet.

Die Klage ist mit dein Hauptantrag unbegründet und mit dem Hilfsantrag begründet.

Die Klage ist unbegründet. Der Kaufpreisanspruch des Klägers in Höhe von ... ist zwar entstanden. Er ist jedoch durch die von dem Beklagten erklärte Hilfsaufrechnung erloschen.

Die Klage ist unbegründet. Die Widerklage ist zulässig und begründet.

Eine Wiederholung des Tenors, wie

“Die Klage war abzuweisen”,

oder

“Der Klage war stattzugeben, ...”

gehört hingegen nicht in die Entscheidungsgründe.


zu 2.) Auslegung des Klageantrages

Ist der Klageantrag ausnahmsweise auslegungsbedürftig, erfolgt diese Auslegung im Anschluß an die Darstellung des Gesamtergebnisses, und zwar vor der Zulässigkeit und der Begründetheit. Nur wenn nämlich festgestellt worden ist, über welchen Antrag zu entscheiden war, können Zulässigkeits und Begründetheitsfragen erörtert werden. In einem solchen Fall kann wie folgt formuliert werden:

Die Klage ist unbegründet. Der Antrag des Klägers . . . (= wörtliche Wiedergabe des Antrages), war dahin gehend auszulegen, daß er ... Für diese Auslegung spricht folgendes: ... (= Begründung).


zu 3.) Zulässigkeit der Klage

Ausführungen zur Zulässigkeit der Klage sind nur erforderlich, wenn diese unzulässig ist oder einzelne Zulässigkeits- voraussetzungen zwar vorliegen, aber äußerst problematisch sind. Hier gelten dieselben Grundsätze wie für das Gutachten. Ist die Zulässigkeit unproblematisch, wird sie in den Entscheidungsgründen nicht erwähnt. In diesem Fall ist es auch überflüssig, im Gesamtergebnis floskelhaft festzustellen, daß die Klage zulässig ist. Dann lautet der erste Satz der Entscheidungsgründe vielmehr:

„Die Klage ist begründet/unbegründet/in Höhe von ... DM begründet, im übrigen unbegründet“.

Wird die Zulässigkeit der Klage verneint, erfolgen im Anschluß an das Gesamtergebnis

„Die Klage ist unzulässig“.

nur Erörterungen zu der Zulässigkeitsvoraussetzung, die nicht vorliegt. Sind mehrere Zulässigkeitsvoraussetzungen abzulehnen  dies ist im Gutachten im einzelnen zu prüfen, ist die Voraussetzung abzuhandeln, die am leichtesten zu verneinen ist. Ausführungen zu anderen Zulässigkeitsvoraussetzungen oder zur Begründetheit der Klage sind in diesem Fall verfehlt.

In Examensarbeiten kann es je nach Bearbeitervermerk erforderlich sein, zur Begründetheit in einem Hilfsgutachten Stellung zu nehmen.

Sind einzelne Zulässigkeitsvoraussetzungen problematisch, werden sie jedoch letztlich bejaht, sind (nur) diese unmittelbar nach Darstellung des Gesamtergebnisses und in jedem Fall vor den Ausführungen zur Begründetheit zu erörtern.

Beispiel:

„Die Klage ist zulässig und begründet.

Die örtliche Zuständigkeit des angerufenen Gerichts ergibt sich aus § 32 ZPO. Der Kläger macht einen Anspruch aus unerlaubter Handlung geltend, die im Zuständigkeitsbereich des angerufenen Gerichts begangen worden sein soll. (Denn) ...

Der Beklagte ist auch prozeßfähig. Dies steht aufgrund des Gutachtens des Sachverständigen ... fest. Das Gericht folgt diesem Gutachten, weil ...”.


zu 4.) Begründetheit der Klage

Im Anschluß an die Darstellung des Gesamtergebnisses und gegebenenfalls nach den Ausführungen zur Auslegung des Klageantrages sowie zur Zulässigkeit der Klage ist in einem neuen Absatz auf die Begründetheit einzugehen.

Liegt nur ein Antrag vor, werden zunächst der Hauptanspruch und dann die Nebenansprüche abgehandelt. Bei einer objektiven Klagehäufung empfiehlt sich aus Gründen der Übersichtlichkeit, die einzelnen Klageanträge vollständig, d. h. die Haupt und Nebenansprüche, getrennt hintereinander darzustellen.

Am Anfang der rechtlichen Ausführungen muß immer die betreffende Anspruchsgrundlage genannt werden, die zu bejahen oder abzulehnen ist.

Beispiele:

“Die Klage ist begründet.

Dem Kläger steht gegen den Beklagten ein Anspruch auf Zahlung von ... DM aus § 433 II BGB zu. (Denn)..”

“Der Zinsanspruch ist gemäß § 286 1 BGB gerechtfertigt. (Denn) ...”

“Die Klage ist unbegründet. Dem Kläger steht kein Anspruch gegen den Beklagten aus § 433 II BGB zu. (Denn) ... Das Klagebegehren ist auch nicht aus § 812 II, 1. Alternative BGB gerechtfertigt”

“Die Klage ist in Höhe von ... nebst 4 % Zinsen begründet, wegen des weitergehenden Zinsanspruches hingegen unbegründet. Dem Kläger steht gegen den Beklagten ein Anspruch auf Zahlung von ... gemäß § 433 II BGB zu. (Denn) ... Die zuerkannten Zinsen sind aus § 288 1 BGB gerechtfertigt. (Denn) ... Den weitergehenden Zinsanspruch kann der Kläger gegen den Beklagten nicht mit Erfolg geltend machen. Die Voraussetzungen des § 286 1 BGB sind nicht erfüllt. (Denn) ... Der Zinsanspruch ist auch nicht in Höhe von 5 % Zinsen gemäß § 353 HGB gerechtfertigt. (Denn) ...”

Wie die obigen Beispielsfälle zeigen, werden die Anspruchsgrundlagen zu den Nebenansprüchen nicht im Zusammenhang mit dem Hauptanspruch, sondern erst an der Stelle genannt, an der die Nebenansprüche im einzelnen abgehandelt werden. Soweit der Hauptanspruch verneint wird, braucht auf die Nebenansprüche nicht eingegangen zu werden, da es selbstverständlich ist, daß diese ebenfalls nicht gegeben sind.

Es empfiehlt sich nicht, Hilfsnormen (z.B. §§ 346, 467 BGB) im Zusammenhang mit der Anspruchsgrundlage (z.B. §§ 433, 459, 462 BGB) zu zitieren. Übersichtlicher ist es, auf die Hilfsnormen erst im Zusammenhang mit dem Tatbestandsmerkmal hinzuweisen, für das sie von Bedeutung sind. Welche Ausführungen nach Bekanntgabe der zu erörternden Anspruchsgrundlage erforderlich sind, hängt vom Ergebnis ab.


 

4.) Prozessuale Nebenentscheidungen

Am Ende der Entscheidungsgründe wird zu der Kostenentscheidung und zu der Entscheidung über die vorläufige Vollstreckbarkeit (= prozessuale Nebenentscheidungen) Stellung genommen. Grundsätzlich reicht hier ein Hinweis auf die einschlägigen Vorschriften aus, die Grundlage für diese Entscheidung waren), wie

“Die prozessualen Nebenentscheidungen beruhen auf (= folgen aus) §§ 91 II, 1. Halbsatz, (§ 281 III, 344), 709 I ZPO” oder:

“Die Kostenentscheidung folgt aus § 92 I, die Entscheidung über die vorläufige Vollstreckbarkeit beruht auf §§ 708 Nr. 11, 709 I, 711 ZPO”

Nur komplizierte prozessuale Nebenentscheidungen sollen kurz begründet werden.

Abgesehen davon ist eine Begründung zur Kostenentscheidung immer dann erforderlich, wenn diese isoliert anfechtbar ist. Grundsätzlich ist eine isolierte Anfechtung gemäß § 99 I ZPO nicht möglich. Vielmehr findet eine Überprüfung der Kostenentscheidung nur im Zusammenhang mit dem Rechtsmittel in der Hauptsache statt. Ausnahmsweise ist eine selbständige Anfechtung eines Teils der Kostenentscheidung zulässig, und zwar z.B. in den Fällen der §§ 99 II ZPO (Anerkenntnisurteil), 91 a II (teilweise beiderseitige Erledigungserklärung), 269 III 5 ZPO (Teilrücknahme)» [14].

 

 

29. Lo stile della motivazione.

 

       Chi è impegnato nella formazione dei Rechtsreferendare tedeschi nota che il periodare della motivazione di una sentenza comporta ai principianti non poche difficoltà, dal momento che l’università insegna uno stile di tipo più dottrinario. In particolare i giovani uditori debbono imparare ad utilizzare le frasi secondarie di tipo esplicativo introdotte dalla congiunzione denn in luogo del weil, più usuale nel linguaggio corrente. La difficoltà per i tedeschi risiede nel fatto che, mentre la seconda impone la tipica costruzione grammaticale propria delle frasi secondarie, con il verbo in fondo, la prima richiede invece la collocazione del verbo dopo il soggetto, con un risultato finale più «leggero» solo agli occhi (rectius: alle orecchie…) di chi, come gli Italiani, i Francesi o gli Inglesi, sono abituati a collocare anche nelle secondarie il verbo immediatamente dopo il soggetto, ma che suona invece piuttosto insolito a chi pratica come madrelingua l’idioma di Goethe. Per questo si consiglia ai giovani uditori, allorquando si cimentano con le loro prime motivazioni, di pensarle ed abbozzarle dapprima nello stile «classico» di un saggio giuridico e, successivamente, di trasfonderle nel linguaggio «aulico» del pretorio [15].

 

       «Die einzelnen, in sich abgeschlossenen Gedankengänge müssen mit einem "denn" verbunden werden können. Gleichwohl sollte von dem Bindewort "denn" aus stilistischen Gründen nur zurückhaltend Gebrauch gemacht werden. Außerdem ist immer wieder festzustellen, daß dieses Bindewort nicht richtig verwendet wird. Es ist nur gerechtfertigt, wenn der "Denn" Satz das vorangegangene Ergebnis umfassend begründet. Wir können den Referendaren für die Anfangszeit der Referendarausbildung nur den Rat geben, schwierige, umfangreiche Erörterungen jedenfalls stichwortartig im Gutachtenstil niederzuschreiben und in den Entscheidungsgründen die Gedankengänge von hinten darzustellen. Vor dem Niederschreiben der Entscheidungsgründe muß der Fall ohnehin immer gutachterlich durchdacht werden, weil nur dann festgestellt werden kann, welche Gesichtspunkte die Entscheidung tragen und daher notwendigerweise darzulegen sind»[16].

 

Le motivazioni possono contenere citazioni sia di dottrina che di giurisprudenza, anche se le trattazioni in proposito invitano alla moderazione, aggiungendo che le citazioni vanno effettuate tra parentesi e mai in nota. Nel caso di giurisprudenza costante su un certo argomento si consiglia di citare solo la pronunzia più recente. Naturalmente si avverte che la sola citazione, di per sé, non esaurisce l’obbligo di motivazione.

 

       «Zitate müssen auf das Wesentliche beschränkt werden und sind in Klammern (und nicht - wie im Gutachten - in Fußnoten) zu setzen. Gibt es eine ständige Rechtsprechung des Bundesgerichtshofs, reicht es aus, sich unter Hinweis auf die ständige höchstrichterliche Rechtsprechung auf die letzte Entscheidung, in der erfahrungsgemäß die vorangegangenen Entscheidungen zitiert sind, zu beziehen. „(so ständige Rechtsprechung des BGH, vgl. hierzu zuletzt BGHZ . .. m.w.N.)“. (…) Nochmals hervorzuheben ist, daß durch ein Zitat die Entscheidung nicht begründet wird. Vielmehr muß der Referendar zu einem Meinungsstreit eine eigene Stellungnahme abgeben, wenn es darauf ankommt. Dies wird, wohl in dem Bestreben sich kurzzufassen, häufig übersehen» [17].

 

       Per concludere sul tema dello stile della motivazione potrà ancora dirsi che, secondo la Corte Suprema Federale, la motivazione per relationem ad un’altra decisione viene ritenuta valida, qualora la precedente sentenza sia stata resa inter partes e notificata alle stesse, così come nel caso di decisioni che abbiano formato oggetto della discussione orale (BGH VersR 78, 961) [18].

Sul punto potrà rimarcarsi che la nostra Cassazione ha di recente affermato che «La motivazione di una sentenza di merito per relationem ad altre decisioni deve considerarsi carente o meramente apparente – e come tale censurabile davanti alla Suprema Corte – quando il decisum si fondi esclusivamente sul mero rinvio a precedenti od a massime giurisprudenziali richiamati in modo acritico e non ricollegati espressamente alla fattispecie controversa, di talché sia impedito un controllo sul procedimento logico seguito dal giudice. Inoltre, deve essere cassata la sentenza di una Corte di Appello, la cui motivazione consista nel riferimento ad una precedente decisione della stessa Corte, relativa ad una controversia simile» [19].

In argomento si potrà ancora ricordare, comparativamente, che la recente riforma del diritto societario italiano ha introdotto una nuova disposizione, a mente della quale «La sentenza può essere sempre motivata in forma abbreviata, mediante il rinvio agli elementi di fatto riportati in uno o più atti di causa e la concisa esposizione delle ragioni di diritto, anche in riferimento a precedenti conformi» (cfr. art. 16, comma 5, seconda parte, d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5). La possibilità di fare «riferimento a precedenti conformi» – se non si vuole mortificare il testo legislativo riducendolo alla sola codificazione di una pratica di citazione dei precedenti invalsa, come si è visto, da secoli – permetterà al giudice italiano di dar luogo (ancorchè nella limitata ipotesi del contenzioso societario) ad una forma di vera e propria motivazione per relationem ai precedenti conformi, di cui sarà pertanto sufficiente riportare i soli estremi.

 

 

30. Esempi di sentenze.

 

Le sentenze della Corte Suprema Federale (Bundesgerichtshof – BGH) emesse a partire dall’anno 2000 sono disponibili nel sito ufficiale della Corte, alla pagina web seguente:

http://www.bundesgerichtshof.de/index.php.

 

Per le sentenze precedenti, così come per quelle di merito, potrà farsi rinvio – tra i tanti e a mero titolo esemplificativo – ai siti seguenti:

 

·         http://www.drsp.net/

·         http://www.jura.uni-saarland.de/internet/gericht.html  

·         http://www.jura.uni-saarland.de/Rechtsprechung.38.0.html 

·         Per una lista esaustiva di motori di ricerca di sentenze ed altro materiale giuridico v. il sito seguente:

http://www.familien-u-erbrecht.de/links_rechtsanwalt.htm#j_such

 

Immaginando che si voglia, ad esempio, visionare la giurisprudenza più recente del BGH in materia di convivenza more uxorio, si potrà procedere come segue. Una volta raggiunto il sito della Corte Suprema Federale, dopo aver cliccato sulla scritta Entscheidungen (decisioni) occorre inserire nella mascherina Stichwort l’espressione nichteheliche Lebensgemeinschaft (e, successivamente, quella analoga eheähnliche Lebensgemeinschaft, cioè: convivenza more uxorio); si otterranno così le decisioni più recenti sul tema, in formato .pdf.

 

       Digitando l’espressione unbenannte Zuwendung (attribuzione innominata) si otterranno le decisioni più recenti in materia di restituzione delle attribuzioni patrimoniali a titolo gratuito tra coniugi, sulla base dell’applicazione della teoria della presupposizione [20]. Tra queste si potrà riportare, a titolo d’esempio, la seguente.

 

BUNDESGERICHTSHOF

IM NAMEN DES VOLKES

URTEIL

V ZR 398/01 Verkündet am:
 

8. November 2002
Kirchgeßner,
Justizhauptsekretärin
als Urkundsbeamtin
der Geschäftsstelle


in dem Rechtsstreit

Nachschlagewerk: ja
BGHZ: nein
BGHR: ja
 

BGB § 242 (Bb)

Zum Wegfall der Geschäftsgrundlage bei der Veräußerung eines Grundstücks von Eltern an ihren Sohn oder ihre Tochter und deren Ehepartner, wenn die Ehe später scheitert.

BGH, Urt. v. 8. November 2002 - V ZR 398/01 - OLG Bamberg, LG Würzburg
 
 

Der V. Zivilsenat des Bundesgerichtshofes hat auf die mündliche Verhandlung vom 8. November 2002 durch den Vizepräsidenten des Bundesgerichtshofes Dr. Wenzel und die Richter Tropf, Prof. Dr. Krüger, Dr. Gaier und Dr. Schmidt-Räntsch

für Recht erkannt:

Auf die Revision des Beklagten wird das Urteil des 4. Zivilsenats des Oberlandesgerichts Bamberg vom 24. September 2001 aufgehoben.

Die Sache wird zur anderweiten Verhandlung und Entscheidung, auch über die Kosten des Revisionsverfahrens, an das Berufungsgericht zurückverwiesen.

Von Rechts wegen

Tatbestand:

Der Beklagte war mit der Tochter des Klägers verheiratet. Die Ehe wurde am 17. Dezember 1997 rechtskräftig geschieden.

Mit notariellem Vertrag vom 1. September 1993 verkaufte der Kläger seiner Tochter und dem Beklagten ein Anwesen von rund 1.000 qm mit Wohnhaus und landwirtschaftlicher Fläche in F. für 300.000 DM, zahlbar an die Raiffeisenbank F. zur Ablösung einer in dieser Höhe valutierenden Buchgrundschuld, die die Erwerber zwecks späterer Kreditaufnahme als Eigentümergrundschuld übernehmen wollten. Die Erwerber wurden zu gleichen Teilen als Eigentümer in das Grundbuch eingetragen.

Die Parteien streiten darüber, ob es sich bei dem Vertrag um eine gemischte Schenkung oder um einen Kaufvertrag gehandelt hat. Der Kläger meint, jedenfalls habe dem Vertrag die beiderseitige Vorstellung zugrunde gelegen, daß die Ehe seiner Tochter mit dem Beklagten fortbestehe. Nur deswegen habe er den Grundbesitz weit unter Wert veräußert. Nach dem Scheitern der Ehe sei die Geschäftsgrundlage entfallen, und der Beklagte müsse die Hälfte des über den Kaufpreis hinausgehenden Wertes zurückzahlen.

Ausgehend von einem tatsächlichen Wert von 600.000 DM hat der Kläger Zahlung von 150.000 DM nebst Zinsen verlangt. Das Landgericht hat die Klage abgewiesen. Das Oberlandesgericht hat ihr, gestützt auf einen sachverständig ermittelten Wert des Anwesens von 434.900 DM, in Höhe von 67.450 DM nebst Zinsen stattgegeben. Mit der Revision erstrebt der Beklagte die Wiederherstellung des landgerichtlichen Urteils.

Entscheidungsgründe:

I.

Das Berufungsgericht läßt dahingestellt, ob es sich bei dem notariellen Vertrag um eine gemischte Schenkung oder um einen Kaufvertrag gehandelt hat. Jedenfalls habe nach den Grundsätzen über den Wegfall der Geschäftsgrundlage eine Vertragsanpassung dahin zu erfolgen, daß der Beklagte die Hälfte der Differenz zwischen dem Kaufpreis und dem Verkehrswert des Kaufgegenstandes nachzuzahlen habe. Aus den Umständen sei nämlich zu schließen, daß der Vertragsgestaltung die für den Beklagten erkennbare Vorstellung des Klägers zugrunde gelegen habe, daß die Ehe seiner Tochter mit dem Beklagten fortdauere. Diese Grundlage sei mit der Scheidung weggefallen.

II.

Diese Ausführungen halten den Angriffen der Revision nicht stand.

1. Die von dem Berufungsgericht getroffenen Feststellungen lassen schon nicht erkennen, ob die Grundsätze des Wegfalls der Geschäftsgrundlage (§ 242 BGB) im Hinblick auf eine bei dem Kläger vorhandene Vorstellung, die Ehe seiner Tochter mit dem Beklagten werde fortbestehen, überhaupt anwendbar sind. Dies kommt in Betracht, wenn dem Beklagten das Grundstück zusammen mit seiner damaligen Frau teilweise unentgeltlich zugewendet wurde, sei es, daß es sich dabei um eine gemischte Schenkung gehandelt hat (vgl. BGH, Urt. v. 19. Januar 1999, X ZR 60/97, NJW 1999, 1623, 1624 f), sei es, daß es um eine mit Rücksicht auf die Ehe mit der Tochter und zur Begünstigung des ehelichen Zusammenlebens in einem Familienheim gemachte Zuwendung geht, die nach der Rechtsprechung des Bundesgerichtshofes nach den Regeln über ehebezogene (sog. unbenannte) Zuwendungen unter Ehegatten zu behandeln ist (BGHZ 129, 259, 264 ff; BGH, Urt. v. 4. Februar 1998, XII ZR 160/96, FamRZ 1998, 669, 670). Das Berufungsgericht hat indes die Frage, ob eine gemischte Schenkung vorliegt, nicht geklärt und auch keine Feststellungen dazu getroffen, ob von einer objektiv unentgeltlichen Zuwendung zur dauerhaften wirtschaftlichen Sicherung oder Förderung der ehelichen Lebensgemeinschaft auszugehen ist. Ohne Feststellungen hierzu bleibt aber die Annahme, der Kläger habe - für den Beklagten erkennbar - seine Entschließung auf der Vorstellung aufgebaut, daß die Ehe seiner Tochter mit dem Beklagten fortdauere, ohne Grundlage. Denn bei einem "reinen Kaufvertrag", von dem nach den Ausführungen des Berufungsgerichts revisionsrechtlich auszugehen ist, scheidet eine Vertragsanpassung nach den Regeln über den Wegfall der Geschäftsgrundlage zwar nicht generell aus. Doch gibt es nach den bislang getroffenen Feststellungen keinen Anhaltspunkt dafür, daß der Fortbestand der Ehe Geschäftsgrundlage des Vertrages war. Die vertraglichen Leistungen sind vereinbarungsgemäß erbracht worden. Etwaige Störungen des Äquivalenzverhältnisses bleiben bis zur Grenze des § 138 BGB unbeachtlich. Nur wenn eine unentgeltliche Zuwendung an den Beklagten unterstellt wird, kommt nach den hier vorliegenden Umständen die Vorstellung von einem Fortbestehen der Ehe als Geschäftsgrundlage des Vertrages ernsthaft in Betracht.

2. Schon aus diesem Grund hat das angefochtene Urteil keinen Bestand. Das Berufungsgericht wird zunächst zu klären haben, ob die Veräußerung des Grundstücks nach dem Willen der Parteien als eine teilweise unentgeltliche Zuwendung an den Beklagten anzusehen ist, sei es als (gemischte) Schenkung, sei es als sog. unbenannte Zuwendung. Bei dieser Frage können die Überlegungen eine Rolle spielen, die das Berufungsgericht zur Begründung seiner Auffassung angestellt hat, daß der Fortbestand der Ehe der Tochter des Klägers Geschäftsgrundlage der Grundstücksveräußerung gewesen sei. Die dazu bislang getroffenen Feststellungen können der Entscheidung indes nicht zugrunde gelegt werden, da sie - wie die Revision zu Recht rügt - rechts- und verfahrensfehlerhaft sind.

Das Berufungsgericht stützt seine Würdigung unter anderem auf den Vortrag des Beklagten, Anlaß für den Verkauf durch den Kläger sei die Notwendigkeit der Ablösung von Bankverbindlichkeiten gewesen. In einer solchen Situation versuche man, einen möglichst hohen Preis zu erzielen. Wenn sich der Kläger hier mit einem besonders niedrigen Preis zufrieden gegeben habe, so spreche das dafür, daß der Kläger von der Vorstellung ausgegangen sei, die Ehe seiner Tochter habe Bestand. Dies habe auch der Beklagte erkannt.

Hierbei verkennt das Berufungsgericht die ambivalente Bedeutung des von ihm bewerteten Umstands. Zwar ist es richtig, daß derjenige, der drängende Schulden abtragen muß, durch einen Verkauf einen möglichst hohen Preis erzielen möchte. Die Erfahrung zeigt indes, daß solchen Notverkäufen häufig ein besonders günstiger Preis eigen ist. Mit dieser naheliegenden Möglichkeit hat sich das Berufungsgericht nicht auseinandergesetzt.

Hinzu kommt, daß das Berufungsgericht die Darlegungslast verkannt hat. Für die Umstände, auf die die Anwendung der Regeln über den Wegfall der Geschäftsgrundlage gestützt werden soll, ist derjenige darlegungs- und beweispflichtig, der sich darauf beruft (vgl. nur Baumgärtel/Strieder, Handbuch der Beweislast im Privatrecht, 2. Aufl., § 242 Rdn. 17 m.w.N.). Wenn also das Berufungsgericht seine Wertung auf Vortrag des Beklagten stützt, so hätte dies zunächst einmal vorausgesetzt, daß sich der darlegungs- und beweisbelastete Kläger diesen Vortrag wenigstens hilfsweise zu eigen gemacht hätte. Dazu trifft das Berufungsgericht keine Feststellungen. Vor allem aber hätte es aus dem Vorbringen des Beklagten nicht nur den Hinweis auf den Anlaß des Verkaufs zugrunde legen dürfen, ohne die weiter in diesem Zusammenhang vorgetragenen Umstände zu berücksichtigen. Diese aber legen die Annahme, daß es sich im vorliegenden Fall um einen Notverkauf zu besonders günstigen Bedingungen gehandelt hat, besonders nahe. Danach soll der Kläger das Grundstück nämlich deshalb verkauft haben, weil er die Tilgungsraten für laufende Darlehen nicht mehr habe aufbringen können. Dabei sei der Notverkauf an ihn, den Beklagten, und die Tochter des Klägers vor allem deswegen vorgenommen worden, weil bei einem Verkauf an außenstehende Dritte die finanzielle Notlage offenbar geworden wäre, was der Reputation des Geschäfts des Klägers geschadet hätte. Diesen Vortrag hat das Berufungsgericht übergangen.

Vor diesem Hintergrund verliert zudem das ohnehin nur schwache Argument des Berufungsgerichts an Bedeutung, daß nämlich das nahe Angehörigenverhältnis für die Annahme spreche, Geschäftsgrundlage für den Verkauf sei der Fortbestand der Ehe gewesen. Denn abgesehen davon, daß ohnehin nicht jedem Geschäft mit nahen Angehörigen eine solche oder ähnliche Vermutung inne wohnt und daß auch die Erwähnung der verwandtschaftlichen Beziehung des Beklagten im Vertrag ("Schwiegersohn") insoweit wenig aussagekräftig ist (vgl. auch BGH, Urt. v. 19. Januar 1999, X ZR 60/97, NJW 1999, 1623, 1624 f), so läßt der Vortrag des Beklagten andere Motive in den Vordergrund rücken als die einer Zuwendung, die der Sicherung der Ehe der Tochter des Klägers dienen sollte.

III.

Für das weitere Verfahren weist der Senat darauf hin, daß hinsichtlich der Frage, ob das Grundstück unter Wert veräußert wurde, die Rüge der Revision, Vortrag des Beklagten sei übergangen worden, unbeachtlich ist. Der Umstand, daß im Zeitpunkt der Veräußerung auf dem Grundstück eine in Höhe von 300.000 DM valutierende Grundschuld lastete, ist für die Bestimmung des Preis-Leistungs-Verhältnisses ohne Bedeutung. Es mag allerdings den Vortrag des Beklagten stützen, daß es den Parteien in erster Linie um die Ablösung der den Kläger drängenden Schulden gegangen sei, entsprach doch der Preis genau der Summe, die zur Ablösung der Grundschuld bzw. deren Übernahme als Eigentümergrundschuld erforderlich war.

Unzutreffend ist auch die Annahme der Revision, der Anwendung der Grundsätze über den Wegfall der Geschäftsgrundlage stünden auch die Erwägungen des Bundesgerichtshofs entgegen, wonach der Beklagte vor einer zweimaligen Inanspruchnahme zu bewahren sei, einmal im Verhältnis zum Zuwendenden durch Vertragsanpassung nach § 242 BGB und einmal im Verhältnis zu dem geschiedenen Ehepartner durch Zugewinnausgleichsansprüche (BGH, Urt. v. 12. April 1995, XII ZR 58/94, NJW 1995, 1889). Zum einen trägt der Beklagte schon nicht vor, daß er durch eine Bewertung unentgeltlicher Zuwendungen im Zusammenhang mit dem Grundstückserwerb Zugewinnausgleichsansprüchen seiner früheren Ehefrau ausgesetzt ist oder war. Zum anderen besteht die Lösung des Problems nicht darin, die Möglichkeit der Vertragsanpassung nach den Grundsätzen des Wegfalls der Geschäftsgrundlage generell auszuschließen (vgl. BGH, aaO).

Wenzel         Tropf         Krüger

Gaier         Schmidt-Räntsch

 

 

       In conclusione si potrà ricordare quanto già detto circa il fatto che la Corte costituzionale tedesca (Bundesverfassungsgericht) conosce e pratica l’istituto della dissenting opinion. Sull’argomento si potrà citare un caso, che ha destato un certo clamore, poiché tale dissenso è stato espresso addirittura dal presidente del Senat chiamato a pronunciarsi. Ci si intende qui riferire alla decisione del 17 luglio 2002 con cui la Corte costituzionale federale tedesca ha respinto la questione sollevata sulle disposizioni della legge relativa alla eingetragene Lebenspartnerschaft, (Gesetz zur Beendigung der Diskriminierung gleichgeschlechtlicher Gemeinschaften: Lebenspartnerschaften – LpartG, del 16 febbraio 2001), normativa che, come noto, ha introdotto una forma di unione registrata tra persone dello stesso sesso, con effetti per molti versi analoghi a quelli del matrimonio.

 

       La predetta decisione è reperibile al seguente indirizzo web:

http://www.bundesverfassungsgericht.de/entscheidungen/frames/ls20020717_1bvf000101.

 

       Le abweichenden Meinungen del presidente e di un altro dei componenti il collegio sono riprodotte in calce alla decisione e sono espresse nella forma «colloquiale» della dissenting opinion di common law, cioè con l’uso della prima persona singolare.

 

I

CENNI STORICI

II

FRANCIA

III

INGHILTERRA

SOMMARIO

 



[1] Così Balzer, Schlanke Entscheidungen im Zivilprozeß, in NJW, 1995, p. 2448 ss., 2455. Da notare, peraltro, che, sull’opposta sponda del Reno, non mancano certo critiche alla sibillina brevità delle sentenze francesi (cfr. ad es. Witz, Libres propos d’un universitaire français à l’étranger, in Rev. trim. droit civil, 91 (1992), p.737 ss.).

[2] Il codice di procedura civile tedesco (Zivilprozeßordnung – ZPO), in vigore dal 30 gennaio 1877, si articola in dieci libri. Il relativo testo è disponibile al seguente sito web: http://www.gesetze-im-internet.de/zpo; la ricerca per parole testuali può essere effettuata alla pagina web seguente: http://www.gesetze-im-internet.de/volltextsuche.html. Per uno studio in tema di procedure accelerate e semplificate nell’ordinamento tedesco cfr. Oberto, I procedimenti semplificati ed accelerati nell’esperienza tedesca ed in quella inglese, in Corr. giur., cit., p. 1239 ss., nonché in Aa.Vv., Per una formazione europea dei magistrati, Quaderni del Consiglio Superiore della Magistratura, cit., p. 551; dal 30 marzo 2002 al seguente sito web

https://www.giacomooberto.com/csm/2002/relazione.htm. Un pratico dizionario giuridico tedesco è disponibile al sito web seguente: http://www.ratgeberrecht.de.

[3] Cfr. Oberto, I procedimenti semplificati ed accelerati nell’esperienza tedesca ed in quella inglese, cit.

[4] Thomas e Putzo, Zivilprozeßordnung, München, 1990, p. 668. Sul tema della motivazione della sentenza nella letteratura giuridica tedesca cfr. Schneider, Tatbestand und Entscheidungsgründe des Zivilurteils nach neuem Recht, in JuS, 1978, p. 334 ss.; Huber, Grundfragen der Entscheidungsgründe im Zivilurteil, ivi, 1987, p. 213 ss.; 296 ss.; 464 ss.; 545 ss.; Id., Verfahren und Urteile erster Instanz nach dem Zivilprozessreformgesetz, ivi, 2002, p. 791; Balzer, Schlanke Entscheidungen im Zivilprozeß, cit., p. 2448 ss.

[5] Thomas e Putzo, op. cit., p. 670.

[6] Cfr. per tutti Thomas e Putzo, op. cit., p. 671.

[7] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker (portale Internet per la formazione nel campo giuridico), alla pagina web seguente:

http://www.jurapauker.de/Ref/Zivilrecht/Zivilurteil/hauptteil_gruende.html, purtroppo non più disponibile online. V. ora Elzer, Entscheidungsgründe, disponibile al sito web seguente: http://www.oliverelzer.de/private/9a.pdf.

[8] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit.

[9] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit.

[10] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit.

[11] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit. Nel medesimo senso v. ad es. anche le informazioni e direttive che l’ufficio competente per gli esami di Stato per giuristi (Landesjustizprüfungsamt) del Ministero della giustizia del Land Sachsen-Anhalt ha impartito nel 2007 ai candidati per la Zweite juristische Staatsprüfung, alla pagina web seguente:

http://www.sachsen-anhalt.de/LPSA/fileadmin/Elementbibliothek/Bibliothek_Politik_und_Verwaltung/Bibliothek_MJ/ljpa/hin_kl_zr.pdf.

[12] Cfr. Schmitz, Ernemann e Frisch, Die Station in Zivilsachen, München, 2002, p. 109.

[13] Vale a dire degli esami in cui si articola la formazione dei giuristi tedeschi; sul tema cfr. per tutti Oberto, Recrutement et formation des magistrats en Europe. Etude comparative, Strasbourg, 2003, p. 83 ss.; Id., La formazione dei magistrati alla luce dei principi internazionali e dei profili di diritto comparato, Padova, 2008, p. 42 ss.

[14] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit. V. inoltre Elzer, op. loc. ultt. citt.

[15] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit. V. inoltre Koenigs, Hinweise für Zivilrechts-Klausuren (Mai 2006), disponibile alla pagina web seguente: http://anna.ww.tu-berlin.de/~europarecht/PDF-Dateien/Hinweise%20Zivilrechtsklausuren.pdf; Elzer, op. loc. ultt. citt. Per una dottissima disquisizione grammaticale sulle molteplici distinzioni tra denn e weil cfr. Schlobinski, Nexus durch weil, disponibile alla pagina web seguente:

http://www.germanistik.uni-hannover.de/organisation/publikationen/schlobi_habil/kap-weil.pdf.

[16] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit.

[17] Cfr. le informazioni di cui al sito JuraPauker, alla pagina web cit.

[18] Cfr. Thomas e Putzo, op. cit., p. 670.

[19] Cfr. Cass., 17 gennaio 2004, n. 662; per un’analoga conclusione relativamente alla situazione francese cfr. supra, § 10.

[20] Sul tema cfr. per tutti Oberto, Le prestazioni lavorative del convivente more uxorio, Padova, 2003, p. 83 ss.

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